Bruno Bruna, più conosciuto nel settore come “Graciut”, è un coltellinaio classe 1949 che spegne quest’anno 20 candeline sulla “torta” della Corporazione italiana coltellinai. Una lunga carriera iniziata ben 56 anni fa. Graciut vive proprio nella patria della coltelleria industriale italiana: Maniago.
Abbiamo deciso d’incontrare Bruno Bruna “Graciut” per una chiacchierata e per mostrarvi le immagini dei suoi ultimi lavori.
Sono nato a Maniago nel 1949 dove tuttora risiedo. Svolgo il mestiere di coltellinaio da 56 anni: sono infatti sempre stato attratto dalla bottega di mio padre. Già a sette anni mi recavo lì per lavorare con le mole spinto dalla curiosità e la voglia di imparare. A 51 anni, nel 2001, sono entrato nella Corporazione coltellinai italiani come maestro. Questo riconoscimento mi dà l’opportunità d’incontrare molte persone che amano e svolgono questo lavoro, o semplicemente appassionati e collezionisti, entrando in contatto diretto con svariate realtà nazionali e internazionali. Sono fiero di appartenere a questa associazione.
La tua produzione è molto varia: hai qualche preferenza?
Mi piacciono tutti i tipi di coltelli e non mi spaventa cambiare da uno stile all’altro. Che siano liner, a pompa, stiletti, coltelli da caccia, katane, mi butto sempre a capofitto sul pezzo da realizzare con la stessa passione ed entusiasmo di quando ho cominciato. Naturalmente con molta più esperienza maturata in questi 56 anni di lavoro.
Hai avuto qualche knifemaker famoso cui ti sei ispirato?
A dire il vero non è mi sono mai ispirato a qualcuno in particolare. Ho sempre cercato di costruire i miei coltelli basandomi sulla mia fantasia e sulla capacità creativa. Basta vedere i miei geometrici che ho cominciato a costruire molto tempo fa: il primo risale al lontano 1983. A quei tempi non erano molto capiti, ma erano frutto della mia fantasia e creatività e mi hanno sempre entusiasmato. Ora vedo che molti coltellinai seguono queste forme e questo mi fa molto piacere.
Com’è stato il tuo 2020?
Professionalmente l’anno è stato disastroso: sono riuscito a fare solo la fiera di Ferrara. È un peccato perché le mostre, oltre a consentire di presentare i miei lavori, mi danno la possibilità di capire quali sono le tendenze del momento e magari adeguare la produzione ai nuovi gusti del pubblico.
Come saranno invece i prossimi mesi?
Sinceramente non saprei. È molto difficile capire come organizzarsi anche perché non si capiscono bene le direttive da adottare in merito. Dipende tutto dall’andamento di questa epidemia; certo ci vorrà del tempo per raggiungere i livelli passati.
In 20 anni di Cic Show com’è cambiato il mondo della coltelleria?
Nel tempo ho avuto modo di notare che è sempre meno presente quell’anima del coltello che rivela subito la mano di chi lo ha costruito. Chiacchierando anche con molti visitatori ho constatato che non sono l’unico ad aver fatto questa mia riflessione. In pratica, si vedono sempre più coltelli “freddi”: sono molto ben fatti, sono molto belli tanto che sinceramente piacciono anche a me, ma non danno quel calore che dovrebbero emanare (quello che scalda il cuore degli appassionati). Mi rendo conto che il mondo evolve giustamente, ma tutte queste tecniche di costruzione a volte sovrastano il lavoro del coltellinaio. Naturalmente è solo una mia riflessione, un pensiero da vecchio coltellinaio: non ho la pretesa che sia accettata e condivisa.
Per informazioni: Bruno Bruna “Graciut”, Maniago (Pn), cell. 347 165.94.03, graciutcoltelli.it, coltelligraciut@gmail.com.
Troverete l’articolo dedicato a Bruno Bruna nel nuovo numero (104, febbraio-marzo 2021) di Coltelli, in edicola dal prossimo 5 febbraio.